SERIAL KILLER?

   

 

 

E’ l’alba, i primi raggi del sole filtrano prepotentemente attraverso la pesante tenda ormai piena di buchi, le tarme hanno fatto da sempre il loro mestiere e io i soldi per comprarne una nuova non ci sono e se anche ci fossero francamente non me frega un cazzo di comprare una tenda nuova, questa va bene, anzi benissimo. Abito in un casupola praticamente fatta tutta di legno, la costruì mio padre un po’ alla volta subito dopo la guerra, non c’erano tanti soldi e quei pochi guadagnati nel commercio delle verdure venivano subito investiti per realizzare una parte della casa, mia madre provvedeva praticamente a tutto, seminava, coltivava, raccoglieva e andava al mercato per vendere e regolarmente portava tutto a mio padre che comprava legna e altro materiale per la costruzione della casa. Altri acquisti non erano contemplati, mia madre aveva un unico vestito grigio che usava praticamente per tutte le stagioni, quando c’era freddo in inverno aggiungeva un pesante scialle di lana. Mio padre aveva solo un paio di pantaloni ormai pieni di toppe, lavorando si bucavano continuamente e mia madre era sempre intenta a rattoppare con pezzi di stoffa ricavate da un altro paio di pantaloni ormai inservibili, io fin da piccolo mettevo abiti dimessi da altri bambini che mia madre a volte aveva in cambio o di un mazzo di cavoli o di qualche pomodoro.

 

Bisogna che mi prepari questa è l’ora giusta per fare quello che devo fare, se il sole va troppo alto potrei rischiare di essere visto, questa luce è perfetta e poi è giusto l’orario che iniziano a passare. Mi vesto velocemente e corro a prendere posto nel mio solito nascondiglio, ben nascosto e pronto a scattare, tra poco passeranno e io devo essere pronto. A quest’ora ancora sono assonnate e i loro riflessi abbastanza lenti, sono delle facili prede. Dopo tanto tempo ormai sono diventato infallibile, non commetto errori e riesco a mettere a segno le mie scorribande in tutta tranquillità, raramente fallisco. Mentre aspetto ripenso a come tutto è iniziato: fin da ragazzetto sentivo che in me era presente questo strano istinto, sentivo che nel mio sangue scorreva la pulsione per quello che, ad oggi, è quasi un lavoro per me, addirittura essenziale per sentirmi realizzato. Quando entro in azione sento il sangue battermi nelle tempie, i miei nervi concentrati, mi sento vivo. Ricordo anche la mia prima vittima, ero alle prime armi avevo circa dodici anni e stavo cercando un buon nascondiglio lungo il percorso che loro fanno ogni mattina all’alba, trovo i resti di un vecchio carro di legno al quale si era rotta una ruota, probabilmente il proprietario non aveva i soldi per ripararlo e lo ha lasciato li, al margine della strada a marcire. Dopo tanti anni era ormai ricoperto di vegetazione e di muschio e forniva un ottimo nascondiglio perché, mettendomi sotto il carro, potevo ricoprirmi con le foglie delle piante cresciute attorno ed ero praticamente invisibile. Anche quando non ero in appostamento passavo molto tempo nel mio nascondiglio, specialmente quando mia madre mi cercava per battermi quando avevo combinato qualcosa, sotto quel carro la sentivo chiamarmi ma non mi passava proprio per la testa di uscire allo scoperto, aspettavo nascosto fino a sera quando ormai lei aveva sbollito la rabbia ed era impegnata a preparare la cena per mio padre che aveva finito di lavorare.

 

Nascosto sotto quel carro, ad un certo punto, vedo un gruppetto di loro che si avvicina, camminano piano con circospezione, si guardano attorno sembra a volte che percepiscano il pericolo quindi bisogna essere davvero molto cauti se si vuole riuscire a sorprenderle. Ad un certo punto una di loro si allontana, forse è soprapensiero e resta isolata a buona distanza dalle altre. Decido tutto in un attimo, mi sporgo e la afferro, la trascino dietro il mio nascondiglio e istintivamente le metto le mani attorno al collo e stringo, stringo con tutte le forze che avevo in corpo tanto che mi accorgo di averle anche rotto l'osso del collo, infatti la testa ciondola senza controllo da una parte e dall'altra, era la prima volta e non volevo correre nessun rischio. Adesso mi trovavo li, solo con quel corpo senza vita e non sapevo cosa fare. Inizio a pensare e ripensare dove portarla e sopratutto come, sono ancora ragazzo e non ho la patente quindi non posso prendere la vecchia auto del nonno e non posso certo lasciarla li, in poche ore il cattivo odore ne avrebbe rivelato il corpo e sopratutto avrebbe rivelato il mio nascondiglio. Devo assolutamente portarla via ma fino a che c'è luce deve stare li, aspetterò che faccia buio per trascinarla lontano dal mio rifugio.

 

Il sole è tramontato e la nostra cena ormai è stata consumata, se cena si può chiamare: zuppa di patate e pane raffermo, almeno quattro volte la settimana è quello che mia madre mette in tavola per cena, le patate le prende dal nostro orto, il pane lo compra dal fornaio ma quello rimasto del giorno prima che lei dice costare meno della metà perchè in fondo andrebbe buttato o grattugiato. La carne è un cibo molto raro a a casa mia, capita solo quando mio padre va a sistemare qualche cosa nel negozio del macellaio del paese che, invece di pagarlo in denaro, gli ammolla qualche fetta di carne di terza scelta, meno male che a casa mia abbiamo tutti i denti in buone condizioni perchè altrimenti sarebbe un guaio, quella carne spesso è così dura che per tagliarla ci vorrebbe una sega non un coltello! Per il resto a casa mia si mangia pasta asciutta, ma veramente asciutta perchè spesso e volentieri non c'è nessun tipo di condimento, a parte l'acqua della stessa pasta,  formaggio? Non so neppure cosa sia il formaggio. Esco di casa e torno nel mio nascondiglio, il corpo giace ancora li, lo avvolgo con alcuni stracci recuperati nella discarica, lo carico nella carriola e mi dirigo verso la collina pensando al da farsi. Mentre cammino speditamente mi sento chiamare:< Ehi Bepi, dove stai andando a quest'ora? >, è Ciccio, amico di infanzia e vicino di casa, con lui abbiamo condiviso tutto fin da piccoli anche il lettino dove a volte dormivamo insieme non so per quale motivo, probabilmente per l'assenza di una parte dei genitori impegnata in qualche mercato fuori paese. A Ciccio posso rivelare tutto so che non mi tradirà mai, anche perchè sono a conoscenza di alcuni suoi segreti molto particolari. Scopro il cadavere e lui resta un attimo perplesso, poi mi chiede:<Ma quando hai fatto questa cosa?> Lo ricopro e rispondo: <Stamattina presto, era ancora buio, è la prima volta ma lo desideravo da tempo, solo che adesso non so cosa farne.>. Ciccio era un ragazzino sveglio, molto più maturo della sua età, era il punto di riferimento per tutti i ragazzini della stessa età del circondario, qualsiasi problema c'era il Ciccio che sapeva come risolvere tutto. Ci pensa un attimo poi mi dice che penserà lui a tutto, si prende la carriola e se ne va lungo il sentiero. Mi sento molto sollevato, lo guardo allontanarsi, mi giro e mi dirigo verso casa.

 

Dopo quella volte ne seguirono molte altre, ed era sempre Ciccio che si incaricava di smaltire i corpi, cosa ne facesse erano affari suoi, il mio unico problema era trovare la vittima giusta, strangolarla e tenerla nascosta fino a sera quando passava Ciccio con la carriola, la caricava e se ne andava tranquillo come se niente fosse. Nel ricordare tutto questo mi accorgo che il tempo è passato e normalmente avrei dovuto scorgere le prime dirigersi verso il fiume, invece il deserto più assoluto, non c'è nessuno e non sento nessun rumore di passi, di niente ma cosa è successo? Sono due anni che tutto si svolge meccanicamente come un rituale macabro sempre con la stessa conclusione. Aspetto ancora qualche minuto poi esco dal mio nascondiglio e vado a vedere sopra cosa succede. Mi rannicchio sopra la collinetta dove si vede buona parte della zona e resto di stucco: porca della miseria questa non ci voleva, mi hanno fregato, mi alzo di scatto e inizio a correre verso la casa di Ciccio, lo trovo che sta cercando di riparare la sua vecchia bici, lo raggiungo e ansimando col fiatone lo metto al corrente:<Ciccio è successa una cosa terribile!>  Ciccio smette di fare quello che stava facendo e si pulisce le mani con molta calma. Ciccio non è un tipo che mai si fa prendere dal panico ha un carattere molto flemmatico, da quando lo conosco non l'ho mai visto in ansia o preoccupato, ogni volta che c'era un problema ripeteva sempre un detto che ha imparato da suo nonno buonanima che a suo dire era davvero un uomo saggio: Se c'è rimedio perchè ti arrabbi? E se non c'è rimedio perchè ti arrabbi? E' con questo liquidava ogni tipo di preoccupazione:<Stai calmo Bepi e dimmi cosa è successo>. Sempre ansimando lo metto al corrente:<Stamattina ero pronto alla mia solita "caccia" ma dopo aver aspettato oltre il solito orario ho visto che non si vedeva anima viva sul sentiero, allora sono andato sulla collina e non puoi mai immaginare quello che ho visto: Il fattore ha completamente recintato la sua proprietà e adesso le sue pecore non vanno più a pascolare al fiume come ogni mattina ma ha costruito una specie di acquedotto che porta l'acqua fino alla fattoria!> Mi siedo per terra sconsolato e guardo Ciccio per vedere la sua reazione:<Eh caro Bepi, prima o poi te lo dovevi aspettare, non poteva continuare a perdere misteriosamente le sue pecore senza fare qualcosa, in due anni quante gliene hai uccise? Cinquanta? Cento? Ho sempre pensato che prima o poi avrebbe preso provvedimenti. Peccato, tutto sommato i soldi che mi dava di nascosto il macellaio per le tue pecore mi facevano molto comodo.> Riprende in mano il cacciavite e continua a riparare la sua bici lasciandomi pieno di angoscia e di domande sul mio futuro.

 

Sono passati quasi due anni da quel giorno, ormai i miei sono morti: prima mia madre di polmonite e dopo qualche mese anche mio padre per un tumore quasi fulminante. Ho terminato molto faticosamente le scuole medie e non avendo più tutto quello al quale ero in qualche modo legato, vivere in campagna era diventato insostenibile, tutto mi sembrava squallido e senza interesse. Adesso mi sono trasferito in città, ho trovato lavoro come muratore presso un cantiere di un parente di Ciccio, inizialmente ci lavorava anche lui poi un suo lontano cugino lo ha chiamato in Australia e nel giro di due giorni se n'è andato a vivere nella terra dei canguri. Ho venduto la casetta di legno costruita da mio padre ma i soldi non sono bastati per comprare neppure un monolocale in città così vivo in affitto. Un monovano con angolo cottura scarsamente arredato ma per le mie esigenze va più che bene. Ogni mattina alle sette mi sveglio e mi reco al cantiere, ho notato che poco distante c'è una scuola media con tante ragazzine tutte carine, indifese col bel grembiulino bianco, sembrano proprio tante pecorelle, ho notato anche che tra la fermata dell'autobus e la scuola c'è un po’ di strada e proprio duecento metri prima c'è una casa disabitata, un po’ diroccata mezza ricoperta da arbusti e vegetazione che mi ricorda tanto il mio adorato carretto abbandonato, oggi ho fatto un sopralluogo e devo dire è davvero perfetto, domani caro Bepi, ricomincia la caccia!




 

(A.Volpes)