SUCCEDE NELLE CHAT
Devo dire che aveva davvero un bel sedere: tondo, sodo qualche piccola smagliatura proprio vicino all'attaccatura delle cosce, la vicinanza coi quaranta cominciava a farsi sentire, i fianchi sinuosi che seguono la curva naturale fin sotto le ascelle, seni discreti con i capezzoli proporzionati e ben evidenti, una bella donna davvero non poteva certo lamentarsi, però c'era qualcosa che non andava, tutto era andato come lo avevo immaginato e come avevo sognato, ma non avevo sentito quella scossa elettrica che tutto lasciava presupporre.
Alla fine ero rimasto deluso, non sapevo ancora da cosa ma non mi sentivo come avrei dovuto sentirmi, avevamo fatto l'amore e sessualmente era andato tutto bene, lei era stata davvero grande, mi era piaciuto molto ma alla fine tutto era rimasto li, tra le lenzuola di quel letto disfatto, e quella donna ancora addormentata che non riuscivo a sentire mia, tante volte le avevo scritto ti amo e tante volte lo avevo ripetuto telefonicamente e ne ero assolutamente convinto, ero davvero certo di amare Francesca ma adesso che dopo mesi di attesa colmi di lunghe chattate, di sms e di telefonate, lei era li, tutto mi sembrava così irreale, falso e non sapevo darmene pace, che brutti scherzi può giocare una realtà virtuale, mi torna alla mente quel fatidico giorno di aprile quando avevo appena finito di installare sul PC nuovo la chat che mi aveva consigliato, avevo compilato tutti i form ed ero rimasto li mezzora per scegliere il nick, ne avevo provati una decina e tutti mi erano sembrati banali o stupidi e poi alla fine avevo optato per il più ovvio: PIPPO64.
Ora la finestra della chat era li, aperta con i suoi colori sgargianti, invitante e stavo proprio per capire come funzionava quella specie di porta sul mondo virtuale quando con un leggero scampanellio si era aperta un'altra finestra sopra la prima: #LELLA60: Ciao, da dove? Restai interdetto qualche secondo poi preso di coraggio scrissi: #PIPPO64: Da Firenze e tu? Giacomo mi aveva consigliato sulle prime di non sbilanciarsi mai, di non dare mai riferimenti reali, invece chissà perché mi venne fatto di dire la verità,. #LELLA60: Da Arezzo e come ti chiami? Già da Arezzo, magari sei di Belluno, sarò forse l’unico deficiente che ha detto la vera città di appartenenza ma continuiamo. #PIPPO64: Giuseppe, e tu come ti chiami? Ma che razza di stupido sono, adesso tanto mi dirà un nome che certo non è il suo, dannata esperienza, questa magari chatta da una vita ed ha beccato il fesso nuovo di zecca. #LELLA60: Io Francesca, quanti anni? Che faccio adesso? Le dico la verità? Poi mi dirà un’età e io dovrei crederle. Le donne l’età non la danno giusta nella vita normale figuriamoci in una chat. #PIPPO64: Beh sono del del 64 come ho messo nel nick, ma come mai hai il nick "LELLA60"? Non ti chiami Francesca? #LELLA60: Questa non è il mio nick name, anzi per dirti la verità io non ho un nick, sono a casa della mia amica Lella che mi sta iniziando ai misteri della chat, il nick è quello suo, tu chatti da molto tempo? Se c’è una cosa che odio è sembrare un novellino? #PIPPO64: No, da un anno circa. Subito dopo averlo scritto me ne sono pentito, io non sono capace di barare, ma perché l’avrò scritto poi, che male c’è a dire che è la prima volta! #LELLA60: Allora devi scusarmi, sono un pò imbranata non ho esperieza di chat, ho appena comprato un PC e adesso la mia amica mi sta dando qualche lezione su come si usa, tu che fai nella vita? Sono rimasto qualche istante a giocare col mouse titubante, avevo sentito tante storie più o meno incredibili sulle chat, quella persona poteva essere chiunque, un uomo, una ragazzina, una donna molto più grande, che fare? Continuare in quel gioco, prenderlo per quello che è, un gioco come tanti ce ne sono sui PC, si ecco un video-game, io sono bravo nei giochi ma poi si spegne il computer e il gioco finisce: #PIPPO64: Sono impiegato, lavoro in una piccola azienda e mi occupo della parte informatica, tu di cosa ti occupi? #LELLA60: Io insegno, sono maestra, a proposito anche io sono del 60 come Lella. Eppure mi sembra sincera, risponde subito, ma forse è una storia che dice a tutti e quindi conosce a memoria la parte: #PIPPO64: Quindi sei più grande di me, non ti fai dei problemi? Perché poi avrò scritto questa cazzata? Mah, a volte mi sembra che questa tastiera scriva da sola, senza seguire i miei pensieri. #LELLA60: Perchè dovrei avere problemi? Mica dobbiamo fidanzarci noi due, no? Ecco, l’imbecille ha avuto la risposta che si meritava, già “mica dobbiamo fidanzarci noi due”. Quella frase mi restò appesa tutta la sera anche dopo che ebbi spento il PC, e ricordo che guardai l’orologio e incredibilmente vidi che si erano fatte le due di notte! Un gioco, già un gioco. Io non ero mai stato fino alle due di notte a giocare.
Il mattino dopo, in ufficio, continuavo a pensare alla mia prima esperienza di chat, quasi quattro ore a parlare con una persona che alla fine non ero neppure certo fosse davvero quello che tutta la sera avevo immaginato dall’altra parte dello schermo: una donna di nome Francesca di 39 anni, di Arezzo, insegnante di scuola elementare con la passione per la musica jazz, per la cucina, per i libri di fantascienza e tifosa del Milan, eppure non smettevo di pensarci, nella mia mente scorrevano le righe scritte in quella finestrella rossa e blu della chat, alla fine non ci eravamo neppure descritti, non riuscivo a farne un identikit, poteva essere bionda, alta con gli occhi chiari o anche piccola, tonda e scura di capelli e di occhi, ma sì… tanto era un gioco.
Ci eravamo dati appuntamento per le ventidue della sera dopo, in effetti ricordo che avevo un quasi impegno con Giulio e alla fine trovai una scusa per non uscire, c’era qualcosa che mi spingeva a incontrare di nuovo Francesca, anzi stasera volevo farle qualche domanda trabocchetto per scoprire se davvero era quella che diceva di essere, già, ma che domande?
Tutto il giorno in ufficio non avevo fatto altro che fumare e pensare alla sera, alle ventidue mi sarei messo davanti al mio “video-game”, avrei aperto la chat e avrei aspettato #LELLA60. Mi sentivo come uno scolaretto al primo appuntamento, questa cosa mi dava una strana sensazione ed eccitazione al tempo stesso, in passato avevo avuto tantissimi appuntamenti con donne in carne, ossa e altro ben di Dio, ma questo stavolta mi metteva una strana agitazione dentro, era come un’avventura nello spazio, verso l’ignoto. Ero uscito dall’ufficio ed ero andato subito a casa, avevo cenato presto e fatto una bella doccia. Cazzo, stò rincoglionendo, mica è reale!
Ore ventidue, PC acceso, collegamento internet a posto, chat aperta, bicchierino a sinistra, mouse a destra.. (mi sono sempre chiesto se i mancini adoperano lo stesso mouse o se li vendono apposta, ma sì che mi frega), sigarette sopra il video, accendino… mapporc… l’accendino! Non c’è, ma dove cazzarola lo avrò lasciato? Dunque, ultima sigaretta? Si in bagno, ora vado, e se chiama? Vabbè, aspetterà pure due secondi. Ecco qua, mi sembra che adesso non manchi nulla, vediamo ore ventidue e tre minuti, ma sì, si sa che le donne fanno sempre aspettare. Ore ventidue e quindici, il fesso è qui che aspetta chissà cosa, dovevo immaginarlo, quella a me sta pensando, avrà avuto di meglio da fare, forse un impegno all’ultimo momento, sarà uscita con amici, o con un amico e io come uno scemo qui ad aspettare. Mi chiedo cosa mi aspettavo che solo dopo quattro ore di chattata potevo accampare qualche diritto? Si è aperta una finestra: #CHICCA60: Ciao, come stai? Penso, e questa che vuole? Che faccio rispondo? Ma sì, tanto quella non chiama più. #PIPPO64: Bene, da dove chiami? #CHICCA60: Scemo, sono Francesca. Giuro non so cosa mi stia prendendo, non la conosco, mai vista e neppure sentita eppure ho avuto un sobbalzo, ma davvero la chat fa questo effetto o sono io troppo suggestionabile???: #PIPPO64: Come mai questo nick? #CHICCA60: Scusa il ritardo ma ho perso tempo, Lella stasera aveva impegni così mi ha aiutata a registrare il mio account e creare il mio nick name, adesso sono a casa e sono indipendente, hai aspettato tanto? #PIPPO64: No, assolutamente! Anche quella sera si fecero le due di notte, come la sera appresso e le altre in seguito, il nostro divenne un appuntamento fisso, avevo rinunciato anche alle rituali uscite con gli amici che cercavano in tutti i modi di sapere cosa mi fosse successo per rintanarmi in casa la sera. Dopo circa un mese sapevo ormai quasi tutto di Francesca, vita, abitudini, gioie e dolori, come lei di me, avevamo stabilito un legame “virtuale” che adesso era diventato quasi indissolubile, questa cosa mi eccitava in modo straordinario, eccitava la mia fantasia, avevo costruito un personaggio interamente con la mia fantasia, le avevo dato un tono di voce, uno sguardo sia allegro che triste, una risata, dei piccoli gesti che immaginavo facesse mentre chattava. Tutto assolutamente frutto della mia fantasia, adesso sapevo però la sua altezza, il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi, avevamo scelto di non inviare fotografie e di non sentirci, almeno per i primi tempi perché tutto sommato andava bene così, la nostra immaginazione faceva passi da gigante, ricordo anche la nostra prima litigata, originata dalla mia “gelosia” di chat. Una sera, dopo essermi collegato, trovai il suo nick acceso e occupato, la chiamai e mi rispose di aspettare un attimo perché stava finendo di parlare con un amico. Ricordo che ci rimasi male, sentivo contorcermi le budella e tutto il resto, quei secondi di attesa mi parvero un secolo e appena mi chiamò feci il sostenuto, mi ricordo che Francesca si arrabbiò moltissimo dicendomi che non dovevo essere geloso perché tutto sommato noi non eravamo nulla, già, aveva ragione, noi non eravamo nulla!
Poi dopo due mesi la svolta, lo scambio del numero di telefono, l’emozione della prima telefonata, avevo pensato e ripensato a tutto quello che avrei voluto dirle ma al suono della sua voce tutto è diventato incredibilmente surreale. Come si può innamorarsi di una voce? Non che avesse un tono particolare ma era la Sua voce, la voce di Francesca la donna che ormai avevo idealizzato e posto in cima ai miei pensieri. Esisteva Lei e solo Lei e null’altro! Da quel giorno le telefonate divennero un rituale giornaliero e spesso anche più di una volta, ogni momento libero da impegni di lavoro o altro era il momento adatto per chiamare o io o lei chi poteva prima chiamava fino a quando le telefonate non bastarono più, dovevamo vederci ad ogni costo! La sua voce non mi bastava volevo di più, volevo Lei, ne ero così preso che avrei fatto qualsiasi cosa per incontrarla ed ero assolutamente certo di essermi innamorato di lei e lei confessò altrettanto dopo che rivelai i miei sentimenti.
A questo punto prendemmo la decisione inevitabile, vederci era diventato imprescindibile! Io lo desideravo quanto lo desiderava lei quindi le proposi un appuntamento a metà strada, un posto facilmente raggiungibile sia in auto che in corriera e dopo un’attenta ricerca su internet ecco un piccolo albergo perfetto per un primo incontro amoroso, un posto riservato poco conosciuto ma comodo e pulito, almeno così avevo letto da alcune recensioni. Prenotai per un fine settimana, una notte inizialmente poteva bastare, il tempo a nostra disposizione tra lavoro e impegni non era tantissimo ma per un primo incontro poteva andare bene, ero sicuro che a questo primo incontro ne sarebbero seguiti altri, ne ero davvero sicuro almeno fino a questa mattina.
Sono davvero sconvolto, vago per la stanza, riguardo Francesca, è davvero bella, porca miseria se è bella. Mi siedo su una poltroncina ai piedi del letto sono nudo come un verme ma mi sento ancora più nudo e per di più completamente a disagio, metto le mutande, indosso lentamente i pantaloni, metto la polo, mi guardo nello specchio sulla parete e penso: Pippo sei un coglione! Apro piano la porta e lentamente scendo le scale dell’Hotel, pago il conto salgo in auto e prendo la strada verso casa. Imboccando l’autostrada il pensiero torna di nuovo a Francesca, mi sento un cretino, un vigliacco. Ma vaffanculo le chat!
(A.Volpes) |