PROGETTO VENDETTA

   

 

 

Stamattina proprio non ho voglia, uffa sta sveglia come la odio. Vabbè dai alziamoci e iniziamo la solita giornata oltretutto oggi è venerdì e quindi il mio spirito è positivo a parte oggi ho due giorni davanti di intenso relax e cura della persona. Faticosamente sto cercando di ritornare quella che ero, certo non è facile c’è voluto impegno ma piano piano ci sto riuscendo, sono davvero fiera di me. Metto sopra il caffé, prendo le fette biscottate… oh cavolo finite! Ma come finite avevo controllato giusto l’altro ieri e mi era sembrato di averle viste proprio qui, nel secondo scaffale dove le tengo sempre. Uffa, senza le mie fette biscottate con burro e marmellata proprio non so iniziare la giornata. Allora sai che ti dico cara Francesca? Oggi una botta di vita, caffé e cornetto al bar, non è mia abitudine perché odio mangiare il cornetto in piedi con la crema vigliacca che esce da tutti i punti possibili della sfoglia per proiettarsi sulla camicetta, mentre qualcuno accanto sgomita per prendere il suo caffé sul bancone, sai che penso? Oggi è anche una bella giornata di sole e se botta di vita deve essere che botta di vita sia in pieno, colazione al bar seduta al tavolino ben servita e senza problemi. Cara Francesca credo proprio che te lo meriti. Una bella doccia, la mia bella biancheria pulita, oggi gonna a quadrucci, camicetta bianca e golf blu che mi mette in risalto i capelli biondi, fammi vedere caro specchio delle mie brame. E beh si, sto davvero bene, spolverino e andiamo.

 

Vado sempre a piedi al lavoro anche quando piove perché ci sono si è no seicento metri di strada, potrei prendere anche il tram ma in primo luogo mi secca davvero tanto aspettare alla fermata c’è sempre un sacco di gente che ti squadra dalla testa ai piedi, a volte mi sento come se mi facessero la radiografia e mi sento osservata fino nel più profondo e la cosa mi mette a disagio, comincio a pensare: ma sono pettinata bene? Ma i miei abiti sono a posto? Sono sporca da qualche parte? E poi gli uomini… beh quelli lasciamoli perdere, mi spogliano con gli occhi tanto da farmi sentire nuda. Gli uomini che brutta categoria, come ti parlano, come ti guardano, ti fanno sentire inferiore, piccola inutile, io li odio! Finalmente il bar e c'è un bel tavolino libero al sole bene, così prenderò il mio caffé e mangerò il mio cornetto mentre mi farò baciare dai raggi del sole, gli unici ai quali posso concedere questo privilegio. Chiudo gli occhi e mi abbandono per qualche istante al tepore primaverile ma arriva il caffé e... no... no.! Nooooo, non è possibile! E' li, seduto in quel tavolo col giornale aperto non lo vedo benissimo ma penso proprio sia lui, Dio fa che non sia così non potrei sopportarlo, mi nascondo dietro lo specchietto, lo osservo bene. E’ lui! Adesso sono certa, quello sguardo feroce, quegli occhi non potrei mai dimenticarli, li ho avuti addosso a pochi centimetri mentre la sua mano stringeva il mio collo e con l'altra frugava in mezzo alla mia gonna, si ne sono certa è proprio lui.

 

Non dimenticherò mai quel giorno, ormai è la croce che porto sulle spalle da tanti anni. Una passeggiata al parco in agosto con la città semi-deserta, un caldo infernale e sono vestita leggerissima: una gonnellina in lino e una canottiera di cotone (finite nell'immondizia la stessa sera). Ero immersa nei miei pensieri avevo litigato con Paolo per una sciocchezza, soliti litigi da innamorati ma erano due giorni che non ci sentivamo e la cosa già mi dava fastidio. Stavo rimuginando se chiamarlo o meno quando mi sento afferrata per un braccio, non ho realizzato immediatamente cosa stava succedendo ho avuto l'impressione di essere stata investita da qualcosa quando mi sono ritrovata a terra, dietro una siepe. L’erba era umida, ricordo che mi sono sentita le gambe bagnate. Non riuscivo a dire niente mi sentivo soffocare perchè qualcosa mi stringeva il collo, volevo gridare, parlare, respirare non so più cosa volessi fare prima e poi ho visto quegli occhi a pochi centimetri dai miei, erano occhi scuri, freddi, innaturali ho avuto subito paura ma non realizzavo cosa stesse succedendo poi poche parole: <Stai ferma e buona e non ti succederà niente.>. Sentivo il peso del suo corpo che mi opprimeva e la sua mano che si insinuava sotto la mia gonna, di colpo sento uno strappo e capisco di non avere più gli slip mentre il suo sguardo era sempre più freddo ma stavolta anche eccitato. E' imponente e robusto ed ha molta forza, i miei 45 chili gli saranno sembrati uno scherzo, è riuscito quasi subito ad aprirmi le gambe e poi, beh poi ha fatto quello che ha voluto. Per “fortuna” è stato anche veloce ma quei pochi minuti a me, sono sembrati eterni.

 

Mi ha lasciata così, con le gambe ancora aperte, dolorante dal suo peso e intontita senza forze, mi ero sempre chiesta cosa si dovesse provare dopo uno stupro e adesso lo so: ti senti impotente, ti senti infinitamente debole e piccola, ti senti derubata della tua anima più che del corpo, ti senti... insomma ti senti il nulla più assoluto. Saranno passati almeno venti minuti a guardare fissamente il cielo sopra di me prima che mi riprendessi, non riuscivo neanche a piangere mi sforzavo di pensare che no, non può essere successo a me, non è possibile tutto questo è un sogno, è irreale. Poi pian piano mi alzo e barcollando leggermente mi sono diretta verso casa. Per la strada avrò incontrato a malapena due persone, camminavano in fretta e non le ho neppure viste. Arrivata a casa mi sono infilata subito sotto la doccia perchè mi sentivo sporca ovunque e per quanto mi lavassi la sporcizia non voleva andarsene, era incollata sopra di me dappertutto e solo in quel momento mi sono accasciata sotto la doccia aperta e ho iniziato a piangere. Ho pianto per un tempo interminabile, poi ho ripreso le forze ed ho chiamato Paolo.

 

Sono passati due anni da quel giorni, dopo sei mesi io e Paolo ci siamo lasciati, non per colpa sua anzi lui è stato molto paziente e comprensivo ma io per lungo tempo non sopportavo neppure di essere sfiorata da mani maschili, ad ogni contatto saltavo per aria figurati avere rapporti. Non se ne parlava proprio il trauma era stato così forte che il solo vedere un uomo baciare una donna mi provocava una forma di repulsione indescrivibile. Paolo era stato molto paziente, ha capito il momento e mi è stato vicino anche quando ho dovuto prendere la difficile decisione di non denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine, intanto perchè non conoscevo l'identità dello stupratore e poi sarei dovuta passare da un interrogatorio all'altro, avrei dovuto ripercorrere tutti i momenti, raccontare per filo e per segno tutti i particolari, per cosa poi? Per una denuncia contro ignoti? No, troppo doloroso, ho preferito buttare tutto alle spalle e provare a superare tutto da sola. Adesso lui è li, seduto proprio davanti a me, non credo abbia memoria del mio viso sono passati due anni e poi chissà quante ne avrà stuprate, gli sarà difficile ricordarle tutte. Voglio essere davvero sicura, devo vederlo da vicino ma come fare? Neppure il tempo di pensare che lui si alza e va verso la cassa, di colpo mi alzo pure io e con naturalezza lo seguo e mi metto dietro di lui, quando avrà pagato dovrà girarsi e me lo troverò di fronte. Sudo freddo e mi tremano le mani lui si gira e per un attimo i nostri sguardi si incrociano e non ho dubbi, è lui. Di colpo mi passano davanti agli occhi, il parco, la siepe, il suo volto, la doccia, i miei vestiti nell'immondizia. Rivivo quelle due tre ore in pochi secondi e il sangue mi sale in testa. Avessi solo un coltello a portata di mano… ma per fortuna il raziocinio ha preso il sopravvento. Lo seguo a distanza per qualche centinaio di metri e vedo che entra alla Drex, un'azienda poco distante dalla mia, lo vedo timbrare il cartellino e salire le scale. Bene, molto bene adesso so anche dove lavora. Ma la cosa strana è che faccio la stessa strada tutti i giorni e non ci siamo mai incrociati, oggi forse era destino.

 

Come se nulla fosse accaduto sono andata al lavoro, ma rivedevo la sua faccia ovunque: in ascensore, sullo schermo del PC, nella macchinetta del caffé, nel distributore di acqua potabile, ovunque c'era la sua faccia, i suoi occhi, ovunque. Quella notte dormire sarebbe stata un'impresa impossibile, riuscivo solo a vedere tutti i modi con i quali avrei potuto fargliela pagare, adesso che lo avevo visto e sapevo dove trovarlo meditavo una feroce vendetta, per me e per chissà quante altre sue vittime. Ecco che attraversa la strada, un colpo di acceleratore e lo spiaccico sull'asfalto, morto stecchito. Già, ma io non guido e non ho l'auto e poi in quel tratto di strada non si attraversa. Lui legge il giornale distratto, io passo velocemente accanto a lui e gli verso il veleno per topi nel caffè. Si ma è così stupido da non accorgersi del sapore? E poi se qualcuno mi vede mentre lo verso che cosa dico? A suo tempo non ho neppure denunciato lo stupro come giustifico il gesto? Tutta la notte e per molte notti a successive è stato un susseguirsi di pensieri omicida: asce, randelli, coltelli, bombe a mano, missili terra aria, tutti i sistemi possibili e immaginabili mi passavano per la testa sempre diversi, ormai ero ossessionata dal pensiero e contemporaneamente, erano riapparsi i fantasmi che avevo combattuto strenuamente per due anni e dai quali mi stavo riprendendo. Negli ultimi mesi stavo frequentando Marco, un collega del piano di sotto molto dolce e carino, era riuscito a farmi guardare di nuovo gli uomini non più come un pericolo mortale ma come esseri umani che possono dare e ricevere amore, sentimento del quale avevo davvero bisogno. In questi ultimi giorni ho fatto di tutto per evitarlo, non gli rispondo al telefono, ho cambiato l'orario del caffé per non incontrarlo alla macchinetta e se lo incontro prendo tutte le scuse che posso inventare per andarmene di fretta. Credo che abbia capito che lo sto evitando e da giorni non mi cerca più, Dio quanto è ingrata la vita!

 

Domenica di Pasqua una festa che, come ogni anno, passo a casa dei miei genitori. Da diversi anni vivo da sola, in pratica da quando ho trovato lavoro ho sempre cercato la mia indipendenza e il fatto che, il posto di lavoro è molto lontano da casa dei miei che abitano quasi in periferia, il fatto che non ho mai voluto prendere la patente e quindi non ho un mezzo mio, ha determinato la decisione che mi trovassi un appartamento a poca distanza dal lavoro. Un bilocale arredato in modo carino con mobili moderni laccati bianchi e che io ho provveduto subito a personalizzare adattandolo alla mia personalità. Tendine lilla alla finestre (adoro questo colore), tanti grandi cuscini morbidi e colorati sparsi sul grande divano viola, lumi ovunque perchè io odio i lampadari. Insomma una casettina completamente diversa da quella dove sono nata e cresciuta tutta arredata in stile antico. I miei amano da sempre l'antiquariato quindi casa mia è per metà un museo dove fin da piccola ho dovuto abituarmi a destreggiarmi con mooolta cautela, ogni movimento sbagliato poteva causare la rottura di qualche preziosa porcellana adagiata pericolosamente su uno dei tanti piccoli tavolini traballanti che riempivano la casa.

 

Aspettando il pranzo mi siedo alla scrivania di mio padre, è una cosa che adoro fare fin da piccola perchè mi faceva sentire grande, importante, in mezzo a tutte quella carte e documenti giocavo a fare la donna che comandava e poi il cassettino segreto dove mio padre teneva le mentine col buco. Sapeva che ne andavo pazza e me le teneva nascoste ma tanto io ero una bambina molto sveglia e furba e una volta spiandolo, nascosta dietro una tenda, scoprì come si apriva il cassetto e così le mentine non furono più un segreto. Chissà se funziona ancora, magari ci trovo ancora le mentine.  Oh mamma! Una pistola! Non immaginavo che mio padre ne avesse una, la guardo affascinata e subito un pensiero mi assale: ecco come compiere la mia vendetta. La prendo in mano, è piuttosto leggera, ho sempre pensato che le pistole fossero  molto più pesanti, e i colpi, dove sono? Come si fa a vedere se è scarica? Beh semplice guardo sotto, è vuota e credo che manchi il caricatore. Meno male che sono una patita di film polizieschi quindi so che una pistola deve avere un caricatore dove mettere i colpi, bene ecco qua anche il caricatore tutto pieno, non dovrebbe essere difficile inserirlo, vediamo, Ecco fatto caricatore inserito, sembra che sia inserito bene perchè è ben stabile dentro la pistola non si muove niente. Qui di lato c'è la sicura che vedo inserita, ma la toglierò al momento. Faccio tutto meccanicamente e ormai la mia mente aveva pianificato tutto. Il bastardo ha i giorni contati. Il colpo in canna ho visto centinaia di volte che si inserisce tirando indietro il carrello ma anche questo a suo tempo. Prendo la pistola carica e la metto nella borsa, adesso andiamo a pranzo penso che oggi mangerò con più appetito.

 

La mia vendetta è pronta, devo solo trovare il quando e sopratutto il dove, non posso certo farlo al bar, o in mezzo alla strada, devo trovare un posto adatto dove affrontarlo e metterlo davanti al suo destino, quindi decido di mettermi in ferie e pedinarlo per qualche giorno per scoprire i suoi movimenti, i suoi orari e le sue abitudini. Dopo qualche giorno di appostamenti scopro che abita anche lui in zona, un po’ più lontano da dove abito io nella strada parallela alla mia, ma sopratutto scopro che, nei giorni dispari, frequenta una palestra in fondo alla stessa strada. Lo seguo e prendo nota dei posti che penso possano essere più propizi, alla fine decido che il luogo ideale è a duecento metri dalla palestra. C'è un vicolo chiuso subito dopo il ristorante "Da Peppino", è un vicolo abbastanza stretto con poca luce, se lo aspetto la dentro e attraggo la sua attenzione magari pensa che posso essere una facile preda e vista la propizia occasione non dovrebbe esitare. Mercoledì sarà il mio giorno, anzi il suo giorno, il nostro giorno, pagherà per quello che mi ha fatto e che avrà fatto a chissà quante altre e forse io avrò finalmente pace.

 

 Mercoledì, come previsto, mi trovo gia nel vicolo, sono quasi le venti e lui dovrebbe uscire a momenti dalla palestra, prendo la pistola e tiro indietro il carrello, tolgo la sicura e adesso dovrebbe essere pronta a sparare, mi tremano le mani ma credo sia normale non ho mai sparato in vita mia neppure con una pistola giocattolo figuriamoci.  Mi chiedo se sto facendo la cosa giusta, la giustizia terrena certo non mi assolverebbe ma la giustizia divina quella si, quella non può condannarmi, io devo fermare questo mostro,. e mentre penso questo lo vedo passare e lo chiamo:<Ehi signore! per favore si fermi!> lui si ferma e cerca di guardarmi ma non si muove e mi dice: <Parla con me?>. Allora devo convincerlo:<Si per favore sono caduta mentre inseguivo il mio cane e credo di aver preso una storta, non posso camminare, sarebbe gentile ad aiutarmi?> Eccolo che finalmente si fa avanti, avrà visto la facile occasione, una pollastrella sola e indifesa che per giunta ha i movimenti limitati, cosa di meglio? Adesso è davanti a me, ha la faccia impietrita, gli occhi fissi sulla pistola. Sembra una statua di sale. Mi guarda a bocca aperta, attonito, lo vedo spaventato, guarda me, poi riguarda la pistola, è atterrito non si aspettava che prima o poi qualcuna gli avrebbe chiesto il conto e mentre tenta di balbettare qualcosa lo vedo accasciarsi, le orecchie mi rimbombano, capisco di aver premuto il grilletto ma non sento niente, non sento rumori solo un eco ovattato. Capisco solo che devo scappare, ancora non si vede nessuno la strada e deserta. Corro quanto più posso, corro fino a sentirmi male e quasi senza accorgermene mi trovo sotto casa. Adesso sono sotto la doccia, mi sento sporca, sento l'odore della polvere da sparo sulla mia pelle e per quanto io strofini la spugna continuo a sentirlo nelle narici e più strofino e più lo sento, forse non andrà più via questo odore adesso lo sento nel cervello, l'odore della vendetta.

 

Da ieri sono chiusa in casa, sono in uno stato quasi catatonico, incosciente, non ho nessun rimorso ma ancora oggi ripensando a quegli istanti mi si contorcono le budella, non ricordo di aver premuto il grilletto, non ricordo di aver sentito il colpo partire, ricordo solo di aver corso e poi corso e poi corso. Adesso vorrei tanto sapere se la notizia è già pubblica, accendo la tv ma per quanto giri tutti i canali, non ne parlano, eppure è un omicidio dovranno darne accenno da qualche parte, TV nazionali no, TV locali neppure, aspetta… Giuliana, la mia vicina di casa, compra ogni giorno il giornale, adesso vediamo se me lo presta. Come pensavo il giornale lo aveva, mi siedo comoda sul mio divano viola e vediamo nella cronaca, Ecco l’articolo,  c'è pure la sua foto in bella vista:

 

Luigi Rossi dipendente della Drex misteriosamente assassinato con un colpo di pistola mercoledì sera, stava rientrando dalla palestra dove andava regolarmente tutti i giorni dispari, lascia una moglie e due figli, era rientrato da un anno dal Canada dove lavorava da oltre 10 anni, il suo rientro in Italia era dovuto all'arresto del fratello gemello Roberto, noto criminale accusato di molestie e tentato stupro e rinchiuso in carcere da sei mesi. Si pensa possa trattarsi di un regolamento di conti o vendetta trasversale della criminalità organizzata.



Oh Cazzo !!!




 

(A.Volpes)