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Vaudeville in tre atti di Alexandre Bisson Regia: Maurizio Laudicina Scene: Claudio Russo & Gabriella Barone Costumi: Associazione Amici della Prosa |
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Alexandre-Charles-Auguste Bisson (1848 – 1912) fu esponente di punta, insieme a Feydeau, Courteline, Labiche, del Vaudeville, quel teatro d’ispirazione popolaresca originato in Francia, la cui comicità nasce diretta dai personaggi – uomini veri, non modelli convenzionali – ed è fatta di gaiezza mordace ed ironia, gusto della caricatura e del grottesco, licenziosità e paradossale buffoneria. Tempio di questo genere teatrale fu il Théâtre du Vaudeville di Parigi dove, la sera del 9 novembre 1886, la nuova commedia di Bisson, Les surprises du divorce (Le sorprese del divorzio) ottenne un successo strepitoso. «Si rideva tanto» scrisse Francisque Sarcey «che era impossibile sentire una parola del dialogo e il lavoro si trasformava in pantomima». «Non conosco» continuava il critico «esposizione più netta e più animata di quella di Le sorprese del divorzio. Non vi si trova un dettaglio, non uno solo, mi si intenda bene, anche il più insignificante, che non debba servire a qualcosa negli atti successivi».
Perché
al vaudeville di Bisson fu riservato – ed ancor oggi si riserva – un
tale unanime consenso di pubblico e
di critica? Da un lato per l’ineccepibile perfezione tecnica della
struttura e della scrittura drammaturgica in cui, come in un delicato
meccanismo d’orologio, ogni particolare svolge una funzione, è un
pilastro dell’edificio scenico. Dall’altro per la qualità
dell’effetto comico, ottenuto conciliando la meccanicità dei procedimenti
con l’umanità dei personaggi che si inseriscono nell’ingranaggio senza
diventare burattini, rimanendo coerentemente dei
caratteri
che agiscono in una situazione assolutamente vera, anzi “naturalistica”.
Così le “sorprese” che attendono Enrico, Diana, Gabriella, Bourganeuf,
Champeaux e tutti gli altri a motivo della irriducibile divorzista Signora
Bonivard, si traducono in una comicità che non si esaurisce nei doppi
sensi, nell’amore del paradosso e dell’assurdo e negli intrighi amorosi,
ma è anche satira spregiudicata, “commedia degli equivoci” che mette a
nudo le ipocrisie, le meschinità e la grettezza della borghesia, di ieri e
di oggi. |
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Personaggi e Interpreti: |
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Da sinistra: Vittoria-Serenella Cannella; Arturo-Giorgio Barone; Enrico-Massimo Sciascia; (nella carriola) Sig.ra Patanè-Maria Teresa LoCasto; Gabriella-Simona Cocchi; Diana-Ersilia Lombardo; Zio Furio-Alessandro Volpes; Don Mimì-Domenico Imperato.
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Alcuni momenti della commedia. |
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La compagnia prima di uno spettacolo al Teatro "La Mongolfiera"
Ragusa - Dicembre 1999
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